__The Hobos
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le origini del gruppo The Hobos è il gruppo storico dell'etichetta, formatosi attorno al 1978-79, si è ufficialmente sciolto dopo dieci anni di avventure, di concerti, di concorsi e di peripezie varie…
Band dalle sonorità diversificate… attingeva dall'area pop-rock soprattutto anglofona del decennio 75-85 e subiva il fascino delle armonizzazioni vocali dei Beatles, dei Queen, degli Everly Brothers (dunque una vera marea di suoni, generi e stili) e nei suoi testi proponeva per lo più il disagio giovanile e la conseguente rabbia verso l'ingiustizia dei canoni stabiliti e imposti da quelli che, entrando nel mondo 'adulto', quello cosiddetto 'produttivo' (e persino da quelli che l'avevano fatto appena prima di loro nonostante tutto quel polverone sollevato dal sessantotto) se ne approfittavano via via, trattandolo come territorio da razziare e conquistare, da sfruttare il più possibile a proprio vantaggio e mai come una risorsa da condividere.

In pratica, quanto ancora avviene immutatamente oggi, senza che il loro messaggio, un messaggio in verità abbastanza comune anche in molte band famose degli anni 70 e 80, sia potuto passare.
E in questo nostro caso certamente perché la band è rimasta sconosciuta…

Mentre non sono chiare invece le cause del perché queste stesse tematiche socialmente fondamentali siano state ugualmente ignorate, sebbene propugnate a squarciagola e a squarciatimpani dalle band più più famose e amate, a meno di non imputarle al solito devastante martellamento mediatico, quello stillicidio quotidiano, soprattutto televisivo, che attraverso il suo strillone di falsità -l'imbonitore al soldo del mercato: la pubblicità-regresso- continuava a rassicurare sul fatto che questo, come ogni paese del ricco occidente, fosse il paese della Cuccagna, o dei balocchi (o, all'inglese, Shangri-la), che dir si voglia… mentre dietro le quinte di questo suo teatrino della tristezza si comprava la maggior parte dei giovani istrioni che attraverso la musica rock le si erano opposti cercando di scuotere la gente dal torpore dell'anima e della mente che essa volutamente induceva, come una ripetuta mala digestione induce, autodenunciandosi nei sintomi, un'insana sonnolenza che rende meno attivi, meno reattivi e… anche meno vitali e vivi.
In quale modo?
Semplicemente con le leggi del mercato, incensando questi eroi, facendoli ancora più grandi di quel che sono, gonfiandone apparentemente contro il proprio interesse il potere contrattuale, facendone una moda, agendo attraverso la lusinga sul loro ego e sulla vanità, puntando sempre l'attenzione su chi suona e canta una canzone, su come si veste o si tatua o porta i capelli (sul colore per soffocare il rumore! Ecco cosa voleva significare la canzone 'Video killed the radio star'!), piuttosto che porre in rilievo i contenuti di quel che essa dice, perché molto, molto scomodi per qualcuno…

E in quest'ottica anche l'acquisto di dischi con un contenuto di denuncia della responsabilità degli stessi gestori dei media e dell'immoralità assurda delle leggi di mercato sbandierata talvolta persino come 'valore laico' alla fine deve essere sembrata più un fatto di moda che non un cosciente atto di adesione a un dissenso…

Il risultato, o forse la diretta conseguenza di tanta leggerezza dell'essere e di tanto disimpegno (vuoto di partecipazione sociale) verso cui è andato incontro il mondo musicale nell'ultimo quarto di secolo lo si può notare nel messaggio pressocchè univoco dei testi e in quello dei videoclip (Did video really kill the radio star?) promossi dallo star-system di oggi (perfino dal rap!!!) che contengono per lo più mere autocelebrazioni, incensamenti vari, raccomandazioni e complimenti reciproci fra i privilegiati dal disco d'oro e di platino e che inneggiano, fra una canzone, a questo punto non più credibile, pseudo incazzata e l'altra, soltanto a quanto sia bello e appagante il potere, al denaro da esibire per ottenere facile accesso al sesso 'di rango', ai simboli ostentati del lusso che una star si può permettere e si merita alla faccia di tutti gli altri mediocri, perdenti e indegni… bla bla… che sono fra l'altro quelli che comperano i loro dischi, visto che quei musicisti si ritengono al di sopra delle parti.
Come a dire di sputare nel piatto in cui mangiano…

Ecco, The Hobos erano agli antipodi da tutto ciò (a parte il fatto che non avendo mai raggiunto uno…statuto di credibilità che solitamente deriva dalla notorietà, non sarebbero stati facilmente paragonabili alle rockstar già affermate), ritenendo che la 'musica ascoltata' dovesse riconquistarsi il suo legittimo ruolo primario usurpato dalla 'musica da guardare'…
Ma non erano tempi buoni per la band, che dovendo far fronte alle esigenze e alle scelte personali di alcuni dei suoi elementi si ritrovò alla deriva proprio quando avrebbe dovuto serrare ancor più i ritmi della resistenza (la rivoluzione tecnologica che avrebbe portato il pc in ogni casa e la home-recording su hard disc alla portata di molte tasche erano alle porte, ma non ancora così vicine…) e dell'attività live…
Così accadde l'inevitabile, come tristemente succede a molte band...

A testimonianza del loro meteorico passaggio, di The Hobos rimangono soltanto alcuni provini registrati in maniera per lo meno… improponibile, nonché il ricordo di molti concerti e, come già accennato, di molte avventure condivise fra amici; le riprese di alcuni passaggi televisivi di concorsi fra band emergenti (o mai emerse) e poche copie di un 45 giri prodotto e stampato in proprio che doveva servire soprattutto come biglietto da visita o per ottenere una visibilità presso gli addetti ai lavori… in un tempo in cui cominciava appena ad attecchire il protocollo midi; internet era a sola disposizione del pentagono o per lo meno di pochi statunitensi… e invece del cd c'era il vinile, con la sua storia e il suo fascino, ma con la sua obsolescenza tecnologica già alle porte… e uno studio di registrazione medio ti chiedeva un forfait giornaliero di una milionata (di lire, ovviamente), a patto che gli assicurassi il lavoro per almeno due settimane o un mese perché ti desse retta (e chi li aveva quei soldi?
E le finanziarie non concedevano mutui su beni così impalpabili come la musica… e non parliamo poi del tasso zero).
Tempi duri… Dire straits…

Ma non direi che la band sia soltanto passata e basta.
Di lei, del suo spirito e della sua voglia di fare musica resta qualcosa di realmente importante. Qualcosa che dopo quegli anni, in alcuni di noi, quelli di noi che ci hanno creduto fino in fondo non trattando la musica solo da mero ammazzanoia o come condimento per qualcos'altro, è rimasto immutato.
Ed è lo spirito del far musica, del volerne condividere le emozioni con un pubblico, come pure la convinzione che se una canzone non cambierà il mondo, essa, giungendo nel momento giusto al cuore di una persona, può far molto per rendere il mondo, il suo mondo meno brutto.

E non ultimo viene il fatto che l'attività compositiva, insieme a questa nuova idea di organizzare e realizzare (animare!) questa etichetta indipendente, da parte di questi pochi irriducibili resistenti, questi sopravvissuti (che portano le loro cicatrici e le…rughe in un misto di fierezza e di malinconia), è proseguita fino a oggi, fra alti e bassi, scrivendo canzone su canzone, ispirazione dopo ispirazione, esperienza dopo esperienza, forse in attesa e nella speranza che venissero tempi in cui poter ricostituire una band con uno spirito più forte, una band che soltanto grazie alla sua musica fosse degna d'essere ascoltata… più che guardata…

Anche perché se ti piace la musica, perché mai la dovresti voler condire con appendici e orpelli sia pur gradevoli, belli a vedersi, ma che con la musica hanno ben poco a che spartire? E'una cosa che ti manda alquanto fuori strada il dover sempre sottostare ai capricci del senso prioritario (e troppo spesso prepotente) della vista, che in campo musicale non ha proprio nulla da reclamare, e che serve soltanto a fare di un artista l'attore, se non una grottesca caricatura, di se stesso, ma serve altresì soprattutto a mantenere ingiustificatamente alto il prezzo del cd, che dovrà inevitabilmente tenere conto di tutte quelle vane spese accessorie per cercare di ammortizzarle… soprattutto come quella della realizzazione di un film (magari dalla regia d'autore…), che nelle produzioni del circuito delle major e di quello di Mtv non sarà mai a basso costo.

Così, si può dire che dalle ceneri di quella band storica, o meglio come per una sorta di passaggio diretto di testimone, sorge questa open-band (leggi: con vincoli contrattuali limitati e ridotti ai minimi termini, stabiliti dalle due parti sottoscriventi e non imposti sempre e in ogni caso da una sola parte) dal nome Dog English, inglese maccheronico, il cui progetto attuale è al vaglio presso la sezione A&R di Musicmothertongue, qui alle prese con diverse decine di quelle canzoni scritte in questi anni di apparente'quiescenza' (ma l'acqua cheta, si sa…) e di forzata latitanza dalla scena live (anche se in questi ultimi cinque anni non sono mancati episodici tentativi, finora senza un qualche esito significativo, anzi, a dire il vero senza nemmeno riuscire a trovare il giusto amalgama come band, per ricominciare nel circuito dei locali dove si esibiscono le cover-band), che insieme a quelle scritte oggi verranno selezionate per ottenere quelle canzoni che andranno a far parte del progetto oggi ai lavori in corso affinché ne risulti un assieme organico ma ben assortito al contempo, con un filo conduttore ben distinguibile ma senza dover rinunciare alle caratteristiche che più identificano gli artisti e i loro valori e ispirazioni, e che sarranno inserite nel cd di prossima produzione.

Per quanto riguarda la ripresa di tale attività live e anche per le notizie su come procede la produzione del cd, ripassando di tanto in tanto in queste vostre vacanze internetiche a far visita a questi lidi, potrete presto sapere…

Stay hooked, and we'll getcha riveted... to your earphones or hi-fi system… not at all to the armchair in front of the tube!
See ya soon!